Souvenirs d’Italie

(Photography)

Souvenirs_d_Italie_Pulcinella

“Napoli, Pulcinella” Souvenirs d’Italie, 2008

‘Souvenirs d’Italie’ è un percorso fotografico che trova le proprie origini negli appunti di viaggio di Stendhal, in particolare in Roma, Napoli e Firenze.
Il progetto nasce in occasione della collaborazione con la rivista FMR e Flaminio Gualdoni, che ci commissiona un gran tour attraverso queste tre città simbolo del nostro paese. Da qui l’idea di tracciare non un vero e proprio reportage, ma un percorso ideale, raccontando ogni città simbolo attraverso le sue icone: i soui souvenirs.
Il souvenir, viaggiando, ci mostra la facciata ideale, quasi pubblicitaria, della realtà che rappresenta.
Monumenti e panorami vengono scolpiti nell’immaginario pubblico da artigiani che da sempre imitano e svendono i propri luoghi ‘arricchendo’ il soggetto riprodotto con il proprio stile, le contaminazioni estetiche e la moda del periodo in cui lavorano.
In questo modo capolavori senza tempo come il David, nella trasposizione turistica, non solo diventano goffi uomini di terracotta o muscolosi atleti di bronzo ma ci trasmettono il cambiamento e la trasformazione di un’Italia apparentemente
immutata, incapace di liberarsi dalle proprie rappresentazioni e dai propri clichés.‘Souvenirs d’Italie’ indaga il rapporto tra viaggiatore e souvenir, cogliendo con ironia il sottile ma percettibile mutamento nel rinnovato sguardo dell’osservatore un tempo rapito da una riproduzione in lega del Colosseo e oggi immortalato dal cellulare davanti al Ponte Vecchio, e mostrando il souvenir nel suo contesto reale.
Il souvenir, fotografato nell’ambiente domestico, ci mostra una nuova tappa, forse quella finale, del suo viaggio.

 

PetriPaselli – Souvenirs d’Italie

Flaminio Gualdoni, FMR Bianca #4

Luciano Paselli e Matteo Petri sono un duo di fotografi giovanissimi, sorprendenti per la souplesse con cui, in modo sanamente non ideologico, attraversano e manipolano lo standard disciplinare dell’immagine fotografica.

Questa considerazione è stata l’innesco del lavoro che qui si pubblica: il loro entrare e uscire dal peso specifico dell’immagine, dall’apparato retorico dei suoi protocolli, era miracolosamente una glossa ideale a quanto, da anni ormai, “FMR” va esplorando.

Ho proposto loro, alla maniera dell’antico committente, un Grand Tour.

Un vero e proprio Grand Tour, ripercorso sulle tracce letterarie di quello paradigmatico di Stendhal, come una riflessione sul mito iconografico dell’Italia svolta a partire da una delle pietre angolari di quel mito stesso.

Ne è nato questo viaggio dai plurimi livelli di approccio e di lettura, farcito di evocazioni, echeggiamenti, suggestioni, ammiccamenti: e insieme leggero, come dev’essere, sempre, un pensiero profondo.

 

Souvenirs d’Italie

Carlo Tovoli, “IBC”, XVI, 2008, 4

“Slanci di gioia, cuore in tumulto. Quanto sono ancora pazzo a ventisei anni! Vedrò dunque la bella Italia!”. Così scrive il 2 settembre 1816 Henri Beyle, Stendhal per la storia, dopo aver ottenuto una licenza di qualche mese che gli aprirà le porte del Bel Paese. Due secoli dopo, la rivista “FMR” commissiona a due giovani artisti venticinquenni, Luciano Paselli e Matteo Tommaso Petri, un Grand Tour che prenda spunto proprio dagli appunti di viaggio di Stendhal, in particolare quelli dedicati a Roma, Napoli e Firenze. Petri e Paselli affidano il resoconto di questo viaggio agli scatti di una macchina fotografica digitale. L’idea è quella di realizzare non un vero e proprio reportage sulle città ma di fotografare l’ultima tappa del viaggio, il ritorno, attraverso quelli che Duccio Canestrini in un libro di qualche anno fa ha chiamato “trofei di viaggio”, cioè gli oggetti ricordo, gli amati/odiati souvenir.

L’esito di questo lavoro, proposto in anteprima nel mese di ottobre alla Galleria L’Ariete di Bologna a cura di Flaminio Gualdoni, e poi sulle pagine del numero 4 della rivista “FMR Bianca”, mette sotto i riflettori e analizza quell’immaginario pubblico fatto di idoli-cliché che artigiani più o meno abili contaminano con il proprio stile. Nelle immagini i souvenir invadono gli angoli di casa ed entrano a far parte del quotidiano, in bella mostra sul comò o appesi alle pareti, oppure nello scolapiatti se il “trofeo” è un piatto da portata con l’immagine di Palazzo Vecchio. E così la statuetta di David di Michelangelo, comprata a “Firenze la bella”, mostra tutto il suo disagio in giardino accanto ai nanetti di Biancaneve. Per non parlare del Colosseo, che mai avrebbe immaginato di diventare un portasapone da lavandino. Lo sguardo “leggero” del duo Petri- Paselli (ma evocativo di grandi nomi della storia della fotografia, da Luigi Ghirri a Martin Parr) parla di un mondo in miniatura ridotto a stereotipi, ma soprattutto parla di noi stessi, del nostro bisogno di fissare il ricordo attraverso un’icona che lo risvegli, anche se si tratta di una goffa riproduzione della Lupa capitolina o del Colosseo che varia colore in base alle condizioni atmosferiche. Le “buone cose di pessimo gusto” possono servire anche a questo.

 

Souvenirs d’Italie – PetriPaselli sulle tracce di Stendhal

Elisa Schiavina, associazione “Isola Critica”

Sulle tracce di Stendhal, tra Roma, Napoli e Firenze, si arriva dritti dritti alla galleria l’Ariete di Bologna. Qui PetriPaselli hanno lasciato le loro personali “cartoline”. Hanno fotografato e documentato quel che resta di un’esperienza, di una città, di un monumento storico: il souvenir.

Grandi capolavori del nostro Rinascimento, luoghi di sapore medievale e atmosfere romantiche vengono scandalosamente ridotti, nei souvenirs, ad oggetti di gusto kitsch. Alla mente torna il dubbio, prima di rientrare dalla gita di scuola, se acquistare la Colonna Traiana che cambia colore col tempo o se preferire la Lupa in finto bronzo.

Matteo Tommaso Petri e Luciano Paselli non rinunciano a nulla e prendono tutto. Il loro reportage diventa una guida turistica per immagini in grado di consigliare i luoghi e le tradizioni da non perdere: Palazzo Vecchio, Ponte Vecchio e il David a Firenze; il Vesuvio, il peperoncino piccante, l’opera, la tammuriata, Totò e l’Hard Rock cafè a Napoli; Castel Sant’Angelo, il Colosseo e il Vaticano a Roma. Una cartolina o una foto scattata, qualsiasi cosa è utile per rivivere le sensazioni provate durante un viaggio. Non rinunciano neppure all’autoscatto, immortalandosi davanti a Ponte Vecchio con il loro telefonino e poi, come i grandi artisti (o come un qualsiasi turista dotato di fotocamera digitale o Photoshop) si inseriscono nell’opera tra gli oggetti indispensabili al viaggiatore: il taccuino e le chiavi dell’albergo. È così che PetriPaselli, con grande serietà e tanta ironia, cercano di ridare dignità a quegli oggetti che, presi dall’entusiasmo del momento, si sono messi in valigia: il Colosseo diventa un portasapone, il piatto con la serigrafia di Palazzo Vecchio trova posto tra le altre stoviglie di casa e il Maschio Angioino diventa uno splendido fermacarte. Gli angoli delle labbra si sollevano spontanei e il sorriso è inevitabile. È questo il riscatto del souvenir.

PetriPaselli ripropongono il già fatto e lo rivisitano. Il loro ready-made, documentato tramite lo scatto fotografico, è carico di vissuto e non nostalgico, anzi gioioso. Parla di quegli oggetti brutti e kitsch che, appena si è in grado di riconoscerli, vengono tolti dagli scaffali e nascosti nelle mansarde. Oggetti che tutti hanno avuto tra le mani. Spesso non si buttano, sono cari ricordi. E sembra di sentirla ancora quella sottile sensazione, quasi dispiacere, nel chiuderli nelle scatole, consapevoli che non si può far altro, non si può tenerli in vista. PetriPaselli, invece, li vanno a cercare, li spolverano, gli fanno prendere aria. Dopo averli osservati li usano, cambiandogli contesto, rendendoli oggetti evocativi e simbolici, con nuovo senso. Li mettono in bella mostra, li espongono e li fanno diventare il soggetto della loro opera.